Lavorare in team non è affatto facile. C’è chi parla sempre e chi dice solo “sono d’accordo”, chi si somiglia e chi invece è considerato la pecora nera del gruppo.

Motivare tutti e cercare di portare a casa il risultato diventa un incubo per chiunque venga insignito dell’ingrato compito di Team Leader.

E finiamo per pensare che da soli faremmo meglio, e prima.

Ma due teste pensano meglio di una, e il confronto continua ad essere una fonte preziosa di innovazione. Quindi rimbocchiamoci le maniche e vediamo alcuni aspetti chiave di un team ECCEZIONALE.

Diversità.

I simili potranno anche attrarsi, ma non creano un buon terreno per le idee. Il problem solving nasce dalla diversità che può essere di genere, razza, ma anche background e sensibilità: diverse prospettive portano a soluzioni a cui non saremmo mai arrivati da soli.

Una delle regole base del brainstorming efficace è costruire sulle idee degli altri, che significa partire dallo spunto dei colleghi e ampliare lo scenario mettendone in discussione alcuni elementi e arricchendone altri. Quello che è fondamentale in questo momento della fase di confronto è non innamorarsi delle proprie proposte: l’output di un lavoro di team deve essere il risultato del contributo di tutti, e dobbiamo essere pronti ad accettare il fatto che il nostro “la” diventi una sinfonia grazie alle note che ci aggiungono tutti gli altri.

Andare d’accordo. Ma non troppo.

Il conflitto è un segno che le persone sono preparate a trovare una soluzione. In poche parole: meglio una coppia che discute piuttosto che una che ha smesso di parlarsi.

Nel 1998 l’americana Chrysler e la tedesca Daimler si fusero, ma a distanza di 3 anni il loro valore si dimezzò: la strategia si rivelò un totale fallimento.

Perché le differenze culturali non diedero vita ad un amalgama delle loro best practices? Perché i team delle due aziende non furono incoraggiati a confrontarsi e decisero di tenersi ognuno i propri segreti e le proprie competenze.

Ma la tensione può essere produttiva se viene stimolata attraverso un confronto diretto e aperto. Possiamo dare delle regole al nostro gruppo:

  • quello che succede nel team resta nel team
  • le discussioni riguardano le idee, non le persone
  • se le cose si fanno roventi, cambiamo ruolo e mettiamoci nei panni dell’altra persona cercando di difendere la sua idea e non più la nostra.

Giochi con me?

So cosa state pensando: “come diavolo si fa a giocare se stiamo lavorando 10 ore al giorno sul lancio del nuovo prodotto con il capo che chiede aggiornamenti ogni 5 minuti?”.

I miei clienti sanno che da me devono aspettarsi di tutto, perché uso spesso tecniche e strumenti che non conoscono, ma quello che è fondamentale è cambiare prospettiva per uscire dalle zone di comfort che vi fanno avere sempre gli stessi pensieri (e quindi contribuire con idee che non sono nemmeno lontanamente creative).

Come si fa? Potete iniziare stando in piedi, usando Post It colorati per scrivere le idee e disegnando sulle lavagne per visualizzare i concetti. Datevi dei tempi con delle clessidre, mettetevi il nome delle categorie di clienti sulla fronte e fingete di essere loro, giocate con la tecnica dei Sei Cappelli per Pensare cambiando ruolo.

Insomma, smettete di guardare il puntino quando c’è tutto un foglio bianco intorno!

Condividete una causa.

Tutti abbiamo quel (o quei) collega che proprio non ci va giù, quello di cui ci lamentiamo con il nostro gruppetto di amici alla macchinetta del caffè. Eppure quando saltano i giorni di ferie perché il capo ha deciso che bisogna finire quel progetto, ci ritroviamo a darci man forte. Ok, questo non è l’esempio più positivo del mondo, ma vi fa capire come un obiettivo comune che sta al di sopra di noi come singoli, ci spinge a superare le piccole antipatie per raggiungerlo.

Come team datevi un nome e una missione. Scrivete un manifesto, condividete un linguaggio e dei segnali che siano solo vostri. Ripetetevi spesso dove volete arrivare e che aspetto ha la vittoria per voi.

Scegliete un facilitatore.

È un compito ingrato, ma qualcuno lo deve fare. È quella figura che tiene il ritmo e, soprattutto, riporta tutti i membri del team al punto quando (e non ho detto se, perché succede SEMPRE) le chiacchiere prendono il largo. Per evitare di ritrovarvi a pochi giorni dalla scadenza in alto mare, identificate una persona che abbia un minimo di self control e insignitela in accordo plenario della facoltà di sgridarvi, riportarvi all’ordine e affidare compiti.

 

Ricordatevi sempre che un team viene formato (e pagato) per avere un risultato tangibile, e prima stabilite delle regole chiare e un linguaggio comune, prima potrete pensare a come divertirvi insieme creando qualcosa di STRAORDINARIO.

 

E adesso tocca a te! Quali sono le difficoltà più grandi che hai lavorando in gruppo?
Ricordati di condividere questo post con i tuoi amici e colleghi!

 

 

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